Omicidio D’Antona, il teste non riconosce la Casillo

Errore del teste durante il confronto all’americana. Indagati altri due militanti di Iniziativa comunista.
I difensori: “la nostra cliente ha un alibi”. La procura: “Non è incompatibile con il delitto”.

storico0026c96acxw200h326c00Ha sbagliato persona il testimone che avrebbe dovuto incastrare Rita Casillo, la trentatreenne militante di Iniziativa comunista che, secondo gli inquirenti, sarebbe la donna che, con un cappellino da baseball in testa, fu vista scappare dal luogo dove fu ucciso Massimo D’Antona subito dopo l’omicidio.
Il confronto all’americana si è svolto nella saletta ricognizioni del carcere di Rebibbia. Al di là del vetro c’erano cinque persone: la Casillo, un “teste ricognitore”, ovvero una persona somigliante all’indagata portata dalla difesa e altre tre persone. Dall’altra parte, il teste che aveva detto di aver riconosciuto la Casillo in una serie di foto e di filmati mostrategli dai carabinieri del Ros, gli avvocati della militante di Iniziativa comunista, i Pm del pool antiterrorismo di Roma e il Gip Otello Lupacchini. Le cinque donne sono state messe in linea e il testimone ha indicato la numero 5 mentre la Casillo era quella con il numero tre.
L’avvocato Petrucci che difendela famiglia D’Antona ha provato a spiegare l’errore del teste sottolineando che “la Casillo era oggi molto dimagrita rispetto a come appare nella fotosegnaletica e nei filmati dei pedinamenti girati dai carabinieri dei Ros”. Una persona “diversa” da quella delle fotografie. “Certo – dice il legale della famiglia D’Antona – oggi la Casillo ha avuto un elemento a suo favore ma, così come il riconoscimento non sarebbe
stata una prova piena lo stesso il mancato riconoscimento da parte della testimone non toglie di scena la Casillo”.
Ma i legali dell’indagata danno un’altra versione. “Non è vero che la Casillo è molto più magra oggi che un tempo” gli avvocati Antonella Schirripa e Nino Marazzita. I quali hanno anche reso noto un particolare inedito: “Già durante il riconoscimento fotografico del 31 maggio scorso, il teste aveva mostrato dei tentennamenti indicando anche un’altra persona (una straniera) che nel gruppo di foto mostrategli dagli inquirenti era subito accanto all’immagine della Casillo”. “La procura di Roma sta brancolando nel buio, è franata”, hanno aggiunto i due penalisti. “Ci aspettavamo che le cose sarebbero
andate così – hanno concluso Schirripa e Marazzita – perché siamo convinti che si è trattato solamente di un attacco politico nei confronti di Iniziativa Comunista”.
E poi a sorpresa i due legali rivelano: “Adesso lo possiamo dire, Rita Casillo la mattina del 20 maggio 1999 stava svolgendo il suo lavoro come fisioterapista nella zona nord di Roma. Quel giorno ha fatto dieci visite come confermano le attestazioni dell’Asl Rm E”.
Ma per gli inquirenti “l’alibi di Rita Casillo non è incompatibile con la sua eventuale presenza sul luogo del delitto”. Secondo un magistrato “l’ omicidio D’Antona è avvenuto intorno alle 8 e le visite della Casillo sono iniziate alle 9 nei pressi di via Tiburtina, cioè a cinque minuti di motorino da dove è avvenuto l’ attentato”.
L’esito negativo dell’incidente probatorio non ferma la procura che continua a battere la pista che porta a Iniziativa comunista. Infatti altri due militanti del gruppo sono stati indagati, si tratterebbe di Sabrina e Norberto Natali, mentre la stessa Casillo “non esce dall’indagine”, specificano gli inquirenti.